Emanuele Faraone RIETI Da una parte potrebbe rivelarsi (forse) un utile strumento per la deflazione del carico civile in tribunale, dall'altra è vista con molta diffidenza dal popolo degli avvocati reatini.
Sul banco degli «imputati» la mediazione civile, istituto ora obbligatorio in via preliminare nelle controversie tra le parti. Una novità approvata dal Parlamento con l'obiettivo di decongestionare il «traffico» delle cause civili e ridurne quindi i tempi. Ma sarà una vera soluzione? Il nuovo istituto si è subito scontrato con l'organismo unitario dell'avvocatura che ha indetto una settimana di astensione dalle udienze.
«Personalmente ritengo che sussistano profili di incostituzionalità – spiega l'avvocato Marco Arcangeli, presidente della Camera penale – nelle materie in cui è prevista come obbligatoria (locazioni, divisioni, diffamazione, diritti reali ecc. ndr) gravando il cittadino di costi per la tutela dei propri diritti. Non vedo un reale snellimento del carico processuale – prosegue Arcangeli – anzi si prevede un allungamento dei tempi dovuto allo svolgimento preliminare della mediazione. L'Avvocatura non è certo sfavorevole ma l'evidente ratio legis mira solo all'abbattimento del carico di lavoro dei tribunali». Diffidente anche l'avvocato reatino, Luigi Gianfelice: «Sono molto scettico per una serie di motivi: il nuovo decreto legge non prevede l'intervento obbligatorio dell'avvocato nella fase conciliativa con potenziale pregiudizio per i diritti del cittadino che avrà difficoltà a gestire materie normativamente molto complesse. Inoltre è tutta da verificare la capacità del sistema conciliativo, così come congegnato, di deflazionare i carichi». Tante le ombre.
«Secondo me – attacca l'avvocato Fabrizio De Silvestri - è un encomiabile tentativo di smaltimento del carico giudiziario però francamente trovo che bisognerebbe prevedere una maggior competenza dei conciliatori. Certo è che la proverbiale litigiosità italica difficilmente potrà trovar soddisfazione in pronunce probabilmente raffazzonate. Altra cosa secondo me sicura, è che i tempi saranno dilatati visto che prima di giungere ad un giudice togato si dovrà passare attraverso il giogo della mediazione. Per gli avvocati poi avrà un effetto certamente nefasto, visto che aumenterà la confusione e i costi dei procedimenti». Sulla stessa scia l'avvocato cassazionista Angela Boncompagni:
«Penso alla mediazione come un buco nell'acqua. Oltre a produrre ulteriori costi per l'utente della giustizia porterà verosimilmente un prolungamento dei tempi delle vertenze. Sarebbe molto più proficuo sollecitare il giudice ad un tentativo di conciliazione con le parti nella prima udienza utile. Del resto anche noi avvocati, senza che nessuno ce lo imponga, tentiamo la via extragiudiziale ma raramente si arriva a una conciliazione. Purtroppo è il meccanismo della giustizia ad essere contorto: non è possibile attendere anche più di 15 anni per tre gradi di giudizio».
Un'incognita infine per l'avvocato Stefano Marrocco: «Oltre all'onerosità, la mediazione presenta criticità relative alla mancata previsione dell'obbligo della difesa tecnica e la contestuale facoltatività della stessa. Ciò privilegerà chi avrà la disponibilità economica per accedervi. Inoltre, fallita la conciliazione, la mediazione sarà ben lungi dal deflazionare il carico processuale nei tribunali».
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