venerdì 6 maggio 2011

CONDANNATO IL 34ENNE ALBANESE TROVATO IN POSSESSO DI UN QUANTITATIVO RECORD DI DROGA

TRE ANNI PER UN CHILO DI COCAINA

Giudiziaria La sostanza stupefacente rinvenuta sotto il sedile di un'auto



Rischiava dagli otto ai venti anni di reclusione ma se l'è cavata con una mite condanna a 3 anni e 4 mesi il 34enne albanese S.S. agli onori della cronache nel marzo del 2009 per essere stato trovato in possesso del quantitativo record di un chilo di cocaina purissima. Il giovane straniero (assistito e difeso dall'avvocato Fabrizio De Silvestri) gravitava nel Reatino e nella Bassa Sabina effettuando sempre consistenti approvvigionamenti di sostanze stupefacenti ma era soprattutto il mercato romano che andava a rifornire. E proprio questo è stato il nodo centrale su cui si è focalizzata la difesa dell'avvocato De Silvestri e che ha portato a far derubricare dal capo d'incolpazione l'aggravante «dell'ingente quantitativo» facendo riferimento ad una sentenza della Cassazione che ipotizza l'aggravante dell'ingente quantità se legata a una saturazione del mercato della droga, circostanza contestata dal difensore De Silvestri in riferimento al vastissimo mercato capitolino. Il giovane albanese – lo ricordiamo – era stato fermato dagli agenti della Polizia Stradale nell'ambito di uno specifico servizio preventivo di controllo del territorio. Il suo atteggiamento e il suo modo di fare alla vista della Polstrada avevano insospettito i poliziotti che, effettuando un controllo più approfondito, rinvennero un chilogrammo di cocaina ben nascosta sotto il sedile anteriore sinistro dell'auto. Droga probabilmente destinata a prendere la strada della Capitale. Sull'uomo pendeva la pesante accusa di detenzione a fini di spaccio con l'aggravante dell'ingente quantitativo. 

Il pubblico ministero Lucia De Santis aveva sollecitato una condanna a 4 anni e la confisca del mezzo mentre la sentenza del giudice Alessandro Arturi ha disposto una condanna a 3 anni e 4 mesi e la restituzione dell'auto. La difesa è pronta a ricorrere in appello per ottenere un'ulteriore diminuzione della pena.

Alla sbarra per 45 euro. Assolto il presidente dell'Ari Onlus

Paradosso giudiziario per il presidente dell'Ari (Associazione Rieti Immigrant) assolto  dall'accusa di appropriazione indebita nei confronti dell'Inps di Rieti. Secondo l'accusa imputato avrebbe omesso di versare all'Inps le ritenute previdenziali ed assistenziali operate sulla retribuzione di lavoratori dipendenti in relazione ad alcune mensilità dell'anno 2007.

In realtà – come poi dimostrato dall'avvocato difensore Fabrizio De Silvestri che aveva precedentemente presentato opposizione al decreto penale di condanna – imputato aveva addirittura versato una somma maggiore rispetto a quella richiesta dall'Inps ma l'istituto di previdenza sociale confidando nei propri riscontri telematici ha presentato denuncia. 

Denuncia che ha aperto poi il procedimento in riferimento ai fatti verificatisi nel marzo del 2007. Ieri il giudice monocratico del tribunale di Rieti, Tommaso Martucci ha assolto imputato. La prossima settimana il presidente dell'Ari sarà di nuovo in aula per un altro processo a suo carico in cui dovrà rispondere di truffa e appropriazione indebita rispetto a dei fondi per l'inserimento di immigrati. Nel procedimento il Comune di Rieti sarà parte civile. imputato ha sempre negato aogni addebito contestato.

GLI AVVOCATI REATINI «BOCCIANO» LA FASE DELLA CONCILIAZIONE PRIMA DELLE CAUSE: «NON RISOLVE I PROBLEMI. I TEMPI SI ALLUNGHERANNO»

Emanuele Faraone RIETI Da una parte potrebbe rivelarsi (forse) un utile strumento per la deflazione del carico civile in tribunale, dall'altra è vista con molta diffidenza dal popolo degli avvocati reatini.



Sul banco degli «imputati» la mediazione civile, istituto ora obbligatorio in via preliminare nelle controversie tra le parti. Una novità approvata dal Parlamento con l'obiettivo di decongestionare il «traffico» delle cause civili e ridurne quindi i tempi. Ma sarà una vera soluzione? Il nuovo istituto si è subito scontrato con l'organismo unitario dell'avvocatura che ha indetto una settimana di astensione dalle udienze. 

«Personalmente ritengo che sussistano profili di incostituzionalità – spiega l'avvocato Marco Arcangeli, presidente della Camera penale – nelle materie in cui è prevista come obbligatoria (locazioni, divisioni, diffamazione, diritti reali ecc. ndr) gravando il cittadino di costi per la tutela dei propri diritti. Non vedo un reale snellimento del carico processuale – prosegue Arcangeli – anzi si prevede un allungamento dei tempi dovuto allo svolgimento preliminare della mediazione. L'Avvocatura non è certo sfavorevole ma l'evidente ratio legis mira solo all'abbattimento del carico di lavoro dei tribunali». Diffidente anche l'avvocato reatino, Luigi Gianfelice: «Sono molto scettico per una serie di motivi: il nuovo decreto legge non prevede l'intervento obbligatorio dell'avvocato nella fase conciliativa con potenziale pregiudizio per i diritti del cittadino che avrà difficoltà a gestire materie normativamente molto complesse. Inoltre è tutta da verificare la capacità del sistema conciliativo, così come congegnato, di deflazionare i carichi». Tante le ombre. 

«Secondo me – attacca l'avvocato Fabrizio De Silvestri - è un encomiabile tentativo di smaltimento del carico giudiziario però francamente trovo che bisognerebbe prevedere una maggior competenza dei conciliatori. Certo è che la proverbiale litigiosità italica difficilmente potrà trovar soddisfazione in pronunce probabilmente raffazzonate. Altra cosa secondo me sicura, è che i tempi saranno dilatati visto che prima di giungere ad un giudice togato si dovrà passare attraverso il giogo della mediazione. Per gli avvocati poi avrà un effetto certamente nefasto, visto che aumenterà la confusione e i costi dei procedimenti». Sulla stessa scia l'avvocato cassazionista Angela Boncompagni: 

«Penso alla mediazione come un buco nell'acqua. Oltre a produrre ulteriori costi per l'utente della giustizia porterà verosimilmente un prolungamento dei tempi delle vertenze. Sarebbe molto più proficuo sollecitare il giudice ad un tentativo di conciliazione con le parti nella prima udienza utile. Del resto anche noi avvocati, senza che nessuno ce lo imponga, tentiamo la via extragiudiziale ma raramente si arriva a una conciliazione. Purtroppo è il meccanismo della giustizia ad essere contorto: non è possibile attendere anche più di 15 anni per tre gradi di giudizio». 

Un'incognita infine per l'avvocato Stefano Marrocco: «Oltre all'onerosità, la mediazione presenta criticità relative alla mancata previsione dell'obbligo della difesa tecnica e la contestuale facoltatività della stessa. Ciò privilegerà chi avrà la disponibilità economica per accedervi. Inoltre, fallita la conciliazione, la mediazione sarà ben lungi dal deflazionare il carico processuale nei tribunali».